156).
E così Coccapieller: mentre è megalomaniaco negli scritti, negli atti della vita, nei contatti sociali mostra tale finezza, presenza di spirito, e duttilità, da conquistarsi l'animo dei potenti e delle plebi, il che non è dato certamente che ai furbi.
Nè è a negarsi che egli non abbia coi suoi giornali portato qualche vantaggio; chè, molte volte, seppe colpire nel vero e smascherare persone le quali coprivano colla bandiera ultra liberale un animo vile e rapace, Lopez, per esempio.
Ma, anche in quest'impresa, che fu certo utile e coraggiosa, e in cui non è difficile abbia avuto aiuto da quei partiti da cui pareva più alieno, egli si condusse con una violenza e con una fraseologia veramente pazzesca.
Così, senza analizzare la grammatica, che è sempre un poco in difetto in costui, gli troviamo frequentemente (per es., n. 123, 129 e 157 di Ezio) molte parole scritte in corsivo od in caratteri diversi; per esempioEd ora due parole a quel vigliacco che si chiama e si firma nel giornale intitolato Stabbia - e che invece lo si dovrebbe chiamare
STABBIO,
cioè LETAMAJO
.
È una specialità dei mattoidi. Mangione, per es., nel proclama a S. M. il Re ha sette caratteri tipografici in 27 righe (28).
Che se non usa di mescolare allo stampato (vedi pag. 12) i simboli, i geroglifici, la tendenza a codesti segni trapela dallo stile. Per esempio, nel numero 18 dell'Operaio, egli dichiara che ha quattro poderosi cavalli al suo carro, la Luce, la Verità, la Vendetta e la Giustizia... E il Carro di Checco e i cavalla, ecc., ritornano frequentissimi, nei suoi capolavori, tanto più che qui il mattoide si fonde all'auriga in riposo.
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