Poi ebbero un voto consultivo ed uno sgabello in Senato. Nel 620, per l'aumentata miseria, i Gracchi, patrizi diventati i più audaci tribuni, giunsero a strappare, con una specie di suffragio universale, delle leggi con cui si davano alle plebi i campi già proprietà dello Stato, e si fornivano di grano ad un prezzo inferiore della metà al reale; riforma, questa, che fu, probabilmente, il primo passo all'anarchia.
Infatti più tardi Saturnio (65 t-54), attivo, eloquente, ma violentissimo, a colpi di randello strappò delle vere leggi socialistiche, colle quali ridusse di 1/6 di asso il prezzo del grano, già ancora dimezzato; represso, chiamò gli schiavi in aiuto. A lui si deve la prima battaglia civile combattutasi in Roma (10 dicembre 654).
Sulpicio Rufo organizzò (666) una vera armata di 3000 demagoghi contro il Senato.
Clodio (696) limitò il diritto dei censori di redarguire i cittadini scostumati, tolse ogni restrizione alle associazioni.
D'allora in poì i tribuni divennero i padroni ed i tiranni della Repubblica e la causa della sua caduta. Così essi prepararono, col disordine prima, e poi coll'elezione dei partigiani alle cariche, la venuta dell'Impero.
Si crede da molti che il tribunato cessasse coll'Impero. È vero che Cesare avocò a sè la potestà tribunizia, ma non perciò aboliva i tribuni; nè ciò era a presumere in un governo come l'imperiale che sotto forma dispotica proteggeva, infatti, gl'interessi popolari. Certo però se ne restrinsero i poteri che erano in gran parte rappresentati dall'Imperatore.
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