E niuno protestò quando al governo della cosa pubblica di un dicastero importantissimo sedeva un altro mattoide, i cui programmi e decreti non furono certo di molto migliori degli articoli di Ezio II.
Un altro quesito: che succederà di questo uomo così rapidamente montato più in su dei suoi meriti?
La risposta è facilissima. Fino a che l'aura popolare favorirà una fortuna che era follia sperare, esso si conserverà relativamente calmo e tranquillo, salvo le escandescenze megalomaniache che colla sua astuzia saprà far perdonare.
Se nella sua corsa precipitosa non avesse offeso interessi potenti, egli troverebbe un sostegno sempre costante nella lega dei mattoidi, e a guisa (dei due sopranominati si conserverebbe, benchè con meno prestigio, al suo posto.
Ma se una vanità morbosa, come la sua, ed ingrossata dal successo, venisse ad essere irritata dalla sconfitta, non sarebbe difficile che cadesse in un delirio ben più grave - nel delirio dell'azione; - così dimostrai essere accaduto a Passanante, a Mangione, al G... che, perduta una lite, aveva ferito con un colpo d'archibugio il conte C..... e fu prosciolto, grazie alla singolare eloquenza che sviluppò avanti ai giurati; dieci anni dopo finì con invadere ad armata mano un appartamento che aveva già venduto, che voleva riavere ciò malgrado, e che ancora sostiene per suo.
Sbarbaro. - Tutto ciò vale, ben si capisce, per Coccapieller. Quanto a Sbarbaro, egli piuttosto tribuno accademico, borghese, che vero politico; egli non esce che per poco da quella cerchia tutta artificiale, semigiornalistica in cui da tanto s'arrabatta e s'affoga.
| |
Ezio II Passanante Mangione Coccapieller Sbarbaro
|