Che più? In un grosso Comune del Piemonte decimato dalla pellagra si radunava or ora il Consiglio comunale per discutere sopra una savia proposta ministeriale di acquistare essiccatoi del grano per prevenirvi il triste flagello. La bella proposta non destò che le meraviglie di quei messeri. "I sali" dicevano in coro, "li hanno avuti i nostri padri, i nostri nonni, li abbiamo tutti noi; e che gli salta in mente ai ministri di volere che ce ne liberiamo?...".
Una prova più semplice e più alla mano è nelle scomuniche lanciate non sono molti anni contro l'uso del tabacco, contro i brefotrofi, ecc.
In una scala più elevata ciò si ripete anche nelle accademie che coronano festanti le piccole scopertucce, la forma nuova di una chiocciola, il mutamento di una desinenza irregolare, ecc., le quali corrisponderebbero alle nuove foggie di tatuaggio delle galanti Taitiane; ma respingono con superbo disdegno, ogni vasto o nuovo concetto, che conturbi il loro pacifico ambito, e quindi anatemizzarono la scoperta d'America e poscia quella del vapore, ecc., ed ora del Darwinianismo, e le applicazioni delle scienze naturali alle sociali, salvo poi a sostenerle a spada tratta, quando, loro malgrado, saranno divenute di dominio pubblico.
Andiamo più in su, e vediamo uno scienziato distinto mettere in canzonatura le scoperte dell'antropologia criminale, che pure porgevano un'applicazione pratica utile alla sterile chincaglieria che forma il più grosso capitale degli antropologhi.
La ragione, in fondo, è che gli uomini tutti odiano le innovazioni, perchè essi obbediscono involontariamente alla legge d'inerzia; e provando una fatica nei centri nervosi, un dolore nel dover afferrarle, cominciano col respingerle, e perseguitare coloro che tentano di convertirneli.
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