Mentre gemeva sotto la fatica e l'ansia dell'ultimo esame, nel 1837, ebbe alla mano un libro di divozione cattolica. Respinto in quelle prove, s'ammalò ed ebbe allucinazioni: fra le altre, gli pareva di essere trascinato in mezzo ad una assemblea di vecchi venerandi, uno dei quali, piangendo sull'ingratitudine degli uomini, che da lui creati, offrivano doni ed olocausti al demonio, gli consegnava una spada ordinandogli di esterminare gli adoratori del diavolo.
Sotto l'influenza di quest'allucinazione egli corse dal padre, dicendogli, come il vecchio di lassù gli ordinava di esterminare i falsi credenti, e come tutti gli uomini a lui doveano inchinarsi e portargli i loro tesori.
Il povero padre lo giudicò per quello che era: un matto - e ne accagionò i maligni spiriti, che molestassero le ceneri degli avi e quindi influissero sul suo cervello, come è credenza del volgo chinese e già del nostro.
Questo delirio continuò quaranta giorni, durante i quali sembravagli vedere un uomo di mezza età che l'accompagnasse nelle sue corse contro i maligni geni e s'agitava furioso menando la spada per l'aria e gridando: Uccidete! Uccidete! finchè stanco di gridare e di agitarsi, ricadeva sul suo letto e si assopiva; altre volte invece pretendeva d'essere l'imperatore celeste della China, e tutto ringalluzzivasi quando i visitatori acclamavanlo per celia con questo titolo.
Molti lo venivano a vedere, e gli appiccicarono invece il nomignolo di pazzo, che gli restò per molto tempo. Il delirio poi cesso; egli tornava alle sue umili funzioni di precettore, ed ai tentativi per la terza volta falliti di ottenere la laurea.
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Uccidete China
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