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Neri Tanfuci (Napoli a colpo d'occhio) dà fra i caratteri del popolo meridionale la instabilità.
Ci sembrano ingenue creature, quando all'improvviso ti paiono bricconi matricolati; così sono laboriosi ed oziosi, sobrii ed intemperanti; insomma la loro indole, ben inteso nella plebe, è anguilliforme, scivola senza che si possa fissare.
Il clima favorisce la perdita del pudore.
Essi sono prolifici, il pensiero dell'avvenire dei figli non li spaventa.
Il lazzarone rubacchia all'occasione, non però se vi incorre pericolo: millantatore, racconta dieci e compie uno. Attaccando lite gestisce e grida per far paura alla paura che ha, cerca evitare i fatti; però una volta venuto alle mani si fa feroce.
Geloso, sfregia la donna di cui dubita: ed essa se ne tiene; indipendente, non può sopportare ospedali, ricoveri.
Quando hanno da lavorare, lavorano però ottimamente. Sentono forti gli affetti di famiglia. Si contentano di poco, non s'ubbriacano.
Scaltri, bugiardi e timidi, la loro esistenza è una serie di piccole frodi ed inganni e di accatto. Per aver un soldo di elemosina son capaci di leccarvi la scarpa, senza sentirsene umiliati.
La loro scienza è la superstizione: passa un gobbo, un cieco, c'è uno scongiuro speciale. Le loro idee stanno nel circolo di Dio, di diavolo, streghe, iettatura, S.ma Trinità, onore, coltello, furto, ornamenti, e... camorra. La plebaglia ha paura di questa, ma la rispetta, perchè da questi prepotenti sa di esser difesa contro altri prepotenti; è l'unìca autorità dalla quale possa sperare qualche cosa che somigli alla giustizia.
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