Se non che adesso, i primi come i secondi, esercitavano il mestiere per proprio conto, e chi avesse bisogno dell'opera loro, doveva con loro trattare volta per volta, e da pari a pari
(Franchetti, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia. Firenze, tip. di G. Barbéra).
Un altro esempio ce l'offre la nostra stessa capitale e più la Corsica e la Romagna.
Roma ci presentava, anni sono, una cifra di criminalità, specialmente contro le persone, superiore a molte regioni d'Italia; ma, come molto bene ha mostrato il Gabelli (Roma ed i Romani, 1881), essa vi è in gran parte effetto della tradizione dell'antica impunità e l'atmosfera morale appunto formatavisi in grazia di questa; l'accorrere e venire a galla, che succede ad ogni rivoluzione, della popolazione equivoca, che vuol mettere alla prova il nuovo Governo come i ragazzi il maestro nuovo; tanto più in Roma dove calarono i guadagni e dove il malandrinaggio era tollerato paternamente dal Governo antecedente; il perdurare quell'impeto in cui erompono le anime brutalmente virginee, a cui una repressione sicura anco non apprese a considerare le conseguenze dei proprii impeti; onde, una parola sfuggita al gioco, un sospetto di infedeltà, gelosia di mestiere, specie in campagna, bastano per produrre un omicidio, spesso così fuori di proporzione con la causa, che per gli stessi giudici pare un enigma od una pazzia. Mandati giù alcuni bicchieri di vino, la passione ribolle nell'accesa fantasia per un'inezia, e il braccio, già armato di coltello, offre così pronto il servizio, che la testa non ha il tempo di ricusarlo; s'aggiungono i pregiudizi selvaggi, per cui chi non si vendica di un insulto non è uomo, la dignità virile impone farsi giustizia da sè e non col mezzo dell'autorità. È l'eredità della violenza, dell'energia che rimonta agli antichi Romani.
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