L'Oettingen fissa il massimo della sua criminalità tra il 25° ed 27° anno; Quetelet, in un passo, che poco dopo viene a contraddire, lo fisserebbe perfino al 30° anno(186), mentre nell'uomo il massimo sarebbe nel 24°.
In Italia nelle medie annue dal 1885 al 1889 le donne dànno, per rispetto all'età delle condannate e per ogni 100 delitti commessi da uomini, nelle singole categorie(187):
Pretori Tribunali Corti d'Assise
Fino a 14 anni 22,5 10,1 0,0
Da 14 a 21 " 22,2 9,0 3,3
Da 21 a 50 " 21,6 8,4 5,5
Da 50 in su 23,1 10,5 11,1
Da cui si ricava che in tutte le categorie dei reati, leggieri, gravi, gravissimi, la criminalità femminile, confrontata alla maschile, raggiunge le più alte proporzioni nell'età più avanzata, vale a dire quando i caratteri speciali del sesso sono come soffocati dall'età. Infatti fra i condannati dalla Corte d'Assise, le donne sopra i 50 anni rappresentano l'11,1 per 100 uomini, mentre da 21 a 50 solo il 5,5%.
Subito dopo l'età matura la criminalità femminile raggiunge le più alte proporzioni nell'età infantile (fino a 14 anni), nell'età in cui i caratteri sessuali non si sono ancora del tutto sviluppati(188). Ma non però per i reati più gravi; infatti, delle fanciulle minori di 14 anni nemmeno una venne condannata dalle Corti d'Assise, mentre nei maschi 4650 su 10 milioni (4 su 10,000).
Anche in Germania, mentre i condannati maschi al disopra dei 60 anni formano il 2,6% del totale, le femmine nel medesimo periodo formano il 3,8%. Su 100 uomini rei si hanno 25,4 donne ree sopra i 60 anni, e solo 19,61 tra i 20 e i 40.
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