Ciò che ripugna loro è la regolarità di congegno meccanico della società moderna, quella combinazione immensa e ingegnosa per cui ogni essere umano, ad ogni momento, ha fissato il suo moto da compiere, come è fissato per le ruote dell'orologio l'urto che ad ogni istante dànno o ricevono. Essi non sono capaci di resistere ai capricci intermittenti del loro carattere inerte e impulsivo, e per questo dichiarano guerra alla società che non è fatta per l'indole loro (Ferrero, Arch. di psich., XVIII, 1896).
Ma per comprendere più precisamente in che cosa consista questa incapacità al lavoro dei criminali, sono di una grande eloquenza le cifre del Marro. Incapacità al lavoro, difatti, non significa incapacità ad ogni genere di attività, inerzia assoluta. Il criminale è capace di spiegare, a certi momenti, un'attività intensa, tanto è vero che certi generi di reato, come il furto e la truffa, richiedono molto spesso una laboriosità grande, perchè devono essere preparati di lunga mano, e mettendo in opera complessi artifici. Ciò che ripugna al criminale è il lavoro regolare e metodico, prolungato per molte ore, monotonamente ripetuto ogni giorno; onde se egli è capace di spiegare ad un dato momento, per compiere un delitto qualsiasi, uno sforzo straordinariamente intenso, si rivolta contro ogni occupazione che lo riconduca ogni giorno, alla stessa ora, al medesimo banco, innanzi allo stesso strumento a compiere, per un numero di ore eguale, la stessa operazione. Egli è un irregolare del lavoro; un capriccioso della fatica, che vuole addossarsi quando piaccia a lui e non quando piaccia ad altri, alternando gli sforzi intensi con lunghe oziosità. In questo, il suo carattere è perfettamente identico al carattere del selvaggio che di solito inerte si scuote, di tempo in tempo, per compiere i faticosi esercizi della caccia e della guerra; al carattere degli indigeni d'America, di cui scrive Robertson: "quando intraprendono una spedizione di caccia, escono da quella indolenza che è loro abituale e spiegano facoltà intellettuali, che restavano quasi sempre latenti, diventando attivi, perseveranti, instancabili" (Vol.
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