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      Negli ultimi anni del papato di Clemente XIV si registrarono 12.000 omicidi di cui 4000 nella capitale.
      Per conoscere a quali tristi condizioni fosse scesa la società di questi tempi, basterà notare come i più gloriosi nomi della Repubblica Veneta fossero pubblicamente banditi, per colpe ignominiose. Ne citerò solo alcuni. Morosini, Corner, Falier, Mocenigo(207).
      In un reclamo all'imperatore delle comunità di Castiglione, Medole e Solferino contro Ferdinando II Gonzaga, si prova con testimonianze come i sicari del principe assassinassero poveri contadini, ne spiccassero la testa dal busto, esponendola in una gabbia di ferro sulle mura di Castiglione; come gli arcieri gonzagheschi appiccassero il fuoco alle cascine ed ai fienili, saccheggiassero case, derubassero denari, animali, masserizie, tagliassero e sbarbicassero filari di viti, gelsi e altre piante.
      Nella stessa Repubblica di San Marco, che, pur senilmente infiacchita, conservava riputazione di severità, erano frequenti le iniquità dei banditi e, specie nei due ultimi secoli, riuscivano molte volte vani i provvedimenti, le leggi, le minaccie, i gastighi. Nella città, ove risiedeva il governo, le violenze poteano reprimersi con sufficiente energia, ma in terraferma la vigilanza dei Rettori era meno efficace, e l'impunità avea radici, che i decreti, per quanto severi, del governo non poteano estirpare.
      Nel Veneto se un nobile commetteva qualche delitto, la giustizia, chiamiamola pure così, mandava subito fuori bandi contro i riottosi, che turbavano la quiete della città, ma il popolo, eludendo le leggi, teneva i banditi in conto e li proteggeva, e il nobile soverchiatore trovava un rifugio sicuro nel suo castello, ridendosi della forza pubblica, dileggiando, tra il clamor delle orgie, ordini e magistrati.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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