E certo complice dell'ozio era il dolce e fecondo clima di Napoli, e più, di Palermo, istigatore alla quiete ed alla dimora sulle vie, che fornendo a poco prezzo i viveri (anche ora a Palermo con pochi centesimi si hanno tanti fichi d'India da saziare la fame di un adulto), con faceva sentire il bisogno e il dovere di lavorare.
Ed ecco una delle ragioni perchè nelle capitali tutte, e più in quelle dei paesi meridionali, vediamo più frequenti le associazioni malvagie, senza dire che in queste le passioni più violente vi rendono, come altrove vedemmo, più frequente una data serie di crimini.
Ricordiamo ancora, quanto a proposito delle ambizioni ignobili, dell'avidità poltrone, favorite dal clima, ci additava Rocco De Zerbi.
La debolezza dell'Italia è alle ginocchia, è alle gambe, ai piedi; il male, il male vero e profondo è qui. L'idealismo ha poca presa dove fioriscono gli aranci; e non dobbiamo dimenticare che in questo paese degli aranci non è mai nato alcun poeta (il Tasso avea sangue bergamasco). L'idealismo rimane sulle onde e sotto il zeffiro del firmamento, in queste provincie di pseudometafisici, dove ciascuno, appena si è infarinato di quattro vecchie e astruse formule Vichiane, corre di galoppo verso la laurea o l'impiego. L'idealismo non ha presa in questo paese di avvocati, dove s'apprende fin dalle scuole a riscaldarsi a freddo ed a rendere gli argomenti e la splendida intelligenza così elastici da poterli far servire a ogni tesi. L'idealismo, contrariamente al pregiudizio comune, è vasto patrimonio dei forti popoli settentrionali, che si strema e si rimpicciolisce a misura che s'avvicina al dilettuoso suolo del dattero e del banano.
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