La tendenza nostra ereditaria non è già l'entusiasmo per un principio, per un programma, per un'idea, per un'opera d'ingegno; no; la tendenza nostra ereditaria è il materialismo politico. E non un materialismo politico grande, magnifico, che mostri la forza di chi lo concepì, nelle sue proporzioni; non il tammany-ring, non il mob, non la vasta e tempestosa corruzione americana; non il Rio grande non il Mississipi, non il Savannah, non James, non il Potomak, non il Delaware..., no - il nostro materialismo è un Sabato; il nostro materialismo è il voler pagare dieci lire di meno l'anno all'agente delle tasse, o avere un posto nei R. Lotti, o una tabaccheria, o un impiego al Banco di Napoli, o una croce di cavaliere della Corona d'Italia, o qualche migliaio di lire con nessun rischio o poca fatica, e, pei più rispettabili e delicati, il non aver fastidi e l'essere riveriti e rispettati da tutti. Non siamo di altro capaci che di piccoli guadagni, di meschini desideri, di ridicole vanità. La nostra è la corruzione per cinque lire o per la croce di cavaliere che valgono lo stesso, - in mezzo ad una mollezza generale e ad un'assenza completa d'attenzione e di precisione.
Questo è pur troppo l'ambiente: cuore senza calore, cuore di lucertola; popolo senza tribuni, popolo mussulmano; aristocrazia senza superbia, senza forza - ed ora senza danaro - aristocrazia dell'ebetismo; uomini che fanno il mestiere d'aver ingegno; pianeta spento che percorre la sua orbita per forza d'inerzia; - siamo, in una parola, oves-gregge
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