E tutto ciò è naturale a chi ricordi i lugubri versi dei malfattori Palermitani (V. sopra): la carcere è una fortuna che il cielo vi invia, perchè vi insegna il luogo e i compagni del furto. Noi, precisamente quando crediamo vendicare e difendere la società colla carcere, somministriamo ai delinquenti i mezzi di conoscersi, di istruirsi e di associarsi nel male.
Influenza della razza. - Più sopra abbiamo toccato della grande influenza della razza sul delitto; è quindi naturale che debba influire sulle associazioni (V. vol. II).
Gli Zingari si potrebbero chiamare, in genere, come i Beduini, una razza di malfattori associati. - Negli Stati Uniti il negro (secondo A. Maury), nell'Italia meridionale l'Albanese ed il Greco pare influiscano in un senso analogo, e, qualche volta, anche l'indigeno; St. Jorioz scriveva, per esempio, parlando di Sora: "Di ladri formicola questo bel paese; ve ne sono tanti quanti sono gli abitanti." (V. sopra), il che spiegherebbe come riuscissero eletti dei briganti a consiglieri del comune. - Gli abitanti di Castelforte e di Spigno proteggono i ladri, col patto che rubino fuori del loro paese. - Gli abitanti dei dintorni di Palermo, fra cui formicolano i mafiosi, discendono dagli antichi bravi dei baroni (Villari); e rimontando più in su, dai rapaci arabi conquistatori, confratelli dei Beduini (V. s.). -Ho osservato, scrive D'Azeglio parlando dei Romani, che negli antichi feudi del medio-evo (Colonna, Orsini, Savello) è rimasta nella popolazione l'impronta di quella vita di odio, di guerre, di parteggiare continuo, che era vita normale di tutto l'anno in quei felici secoli; vi si trova fra i giovani quasi generale il vero tipo del bravo (Bozzetti della vita italiana, pag.
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