Forni ci racconta come in un paesello del Napoletano, l'oste fece bastonare un capo-comico perchè dopo la sua venuta (i suoi spettacoli erano a 3 soldi) spacciava appena la metà del vino di prima (Lombroso, Incremento al delitto, p. 81).
Fornire un eccitamento intellettuale al povero popolo che ne abbisogna, ma fornirlo di tal guisa che non gli guasti la mente ed il corpo, ecco il vero ideale di un previdente legislatore, filantropo.
Si discutono spesso, dice Zerboglio (o. c.) le dotazioni pei grandi teatri, che non si frequentano che dai ricchi, e, perchè, non si discuterebbero le dotazioni per gli spettacoli a prò del popolino?
Quello è giusto che si rifiutino, e non queste, giacchè le prime sono il favoreggiamento dei già favoriti e, le seconde, non sono che un minuscolo tentativo di riparazione alle ingiustizie del caso o della natura.
Poichè le abitazioni malsane, oscure, rintanate in viottoli osceni, dove vengono ora costretti ad annidarsi i miseri respingono l'operaio da casa sua, invitandolo alla bettola, così, coi rimaneggiamenti edilizi, l'allargamento delle vie, i quartieri operai all'aperto, si renda anche il focolare domestico del povero, un luogo di dolce ed onesto riposo, da preferirsi sempre all'osteria.
Ebbene in Italia solo i clericali con don Bosco e coi frati di San Filippo seguendo la parola di S. Filippo Neri, che divinava i ricreatori come moralizzatori, hanno attuato in una certa larga scala dei ricreatori festivi, in cui, fra una preghiera o l'altra, il povero può passare allegramente la festa con qualche sollazzo, senza ricorrere all'osteria.
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