L'abolizione del lotto, di molte feste, la facilitazione degli atti civili (Ferri, o. c.), l'aumento delle aziende pubbliche per l'illuminazione, viabilità, scuole, per l'acqua potabile, che ha già un precedente in servizi affidati ai municipi, impediranno truffe, risse, permetteranno di estendere i benefici del massimo buon prezzo e della maggior salubrità nelle cose più necessarie alla vita, e tutto ciò senza scosse e scemando così senza perdite per chi è più ricco, gli eccessi ed i danni della povertà.
Gli eccessi della ricchezza, dannosi sempre, devono venir ovviati colla partecipazione dei lavoratori negli utili, colle tasse progressive, specie sui testamenti che gravino od anche annullino le eredità nei parenti lontani; e che devolvano allo Stato e agl'invalidi il massimo dei guadagni dei giuochi d'azzardo e di borsa.
Allo stesso modo che abbiamo fatto un passo così grande nella espropriazione e suddivisione della proprietà coll'abolizione dei benefici ecclesiastici, e dei maggioraschi (e anche allora parve il finimondo), così credo che senza gravi turbamenti si potrebbe provocarne una maggiore suddivisione con quelle tasse. E se veramente i grandi latifondi, quali quelli della campagna Romana e Sicula, assicurando la ricchezza di pochi, perpetuano la miseria e la malattia di moltissimi, non vedo quale difficoltà vi debba essere a quella espropriazione forzata in favore dello Stato, che, se si trattasse di un'inutile o dannosa fortezza, nessuno troverebbe strana o violenta: nè vedo che difficoltà s'opponga almeno al mutamento dei più perniciosi contratti agrari, e alla più ampia cointeressanza negli utili dei contadini; e già questo è venuto in mente a molti nostri eminenti politici, niente rivoluzionari, come Jacini, ecc.
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