- Ho veduto lei a passare, risponde, e pel gran desiderio di riverirla, non ho più badato che doveva aprire la vetrina. - Ebbene la pagherò io. - No, disse il padrone; il buon cuore di questo fanciullo e la carità di D. Bosco non devono soffrirne. -Questo aneddoto dà la misura di quanto il geniale sacerdote fosse amato dai giovani e rispettato dai padroni.
Terminato il corso di studi a S. Francesco d'Assisi, D. Bosco non potè più raccogliervi i giovinetti, e dovette continuamente emigrare di luogo in luogo, sempre licenziato, subendo ogni sorta di amarezze; si tacciò l'opera sua di immorale, di turbolenta, lo si accusò di avere scopi politici; perfino i suoi colleghi lo facevano passare per pazzo.
D. Bosco si recava spesso alla Generala, casa di correzione per giovani discoli, e si intratteneva con essi amichevolmente; un giorno egli chiese al direttore che gli permettesse di farli uscir tutti per qualche ora e condurli a Stupinigi. Ne fu riferito al Ministro Urbano Rattazzi che, pur acconsentendo, voleva mandare dei carabinieri travestiti per aiutarlo in caso di bisogno, e colla forza mantenere l'ordine. Ma D. Bosco rispose che avrebbe messo in atto il suo disegno, solo alla condizione che potesse rimanere tutto solo coi suoi giovani. E come D. Bosco volle, fu fatto. Preparati convenientemente i giovani, la loro condotta fa inappuntabile, e al ritorno nessuno mancò all'appello.
È notevole, perchè rivela la condotta dei convertiti, che quando D. Bosco domandò ai giovani se poteva fidarsi di loro, i più adulti rispondevano: "Se mai qualcuno cercasse di fuggire, gli correrò dietro e lo squarterò come un pollo; ma io con una pietra spaccherò la testa a chiunque le desse un dispiacere;... non verrà più a casa vivo quel furfante che disonorasse la nostra partita".
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