Una disciplina energica, certo, è necessaria con essi, come in tutte o più che in tutte le comunioni d'uomini, tanto più che i castighi troppo tenui facendo minor effetto, si devono replicare e portano più danno dei pochi, ma energici, onde Auburn che conserva la frusta ha minor mortalità di Filadelfia che l'aboliva; ma l'esagerazione della forza, del vigore è forse più perniciosa che utile; il rigore li piega, non li corregge, li irrita e ne fa degli ipocriti.
Anche adulti i rei devonsi considerare come fanciulli(297), come malati morali, che si curano con dolcezza e con severità, ma più colla prima che colla seconda, perchè lo spirito vendicativo, la facile reagibilità fa loro credere ingiuste torture anche le più lievi punizioni, quindi anche il troppo rigore nel mantenere il silenzio si trovò riescire dannoso alla stessa morale. - Un vecchio detenuto diceva a Despine: "Quando ella chiudeva un occhio sulle nostre mancanze, si parlava di più, ma quasi sempre senza venir meno alla morale: ora si parla poco, ma si bestemmia e si cospira".
In Danimarca, quando si usava nelle carceri il massimo rigore, si contava un 30% di mancanze, ora, con leggi più miti, le infrazioni disciplinari discesero al 6%.
E giova accoppiare il sentimento della vanità a quello della giustizia, che come abbiam veduto (Vol. I) è in essi assai vivo quando non sia soffocato dalle men nobili passioni, con che si ottiene di mantenere la disciplina e raddoppiare il lavoro, e ciò: facendo giudici i detenuti delle mancanze dei compagni, dividendoli in piccoli gruppi (come usa Obermayer) che eleggono fra loro i propri sorveglianti e maestri, destandosi, così, uno spirito buono di cameratismo, e rendendosi possibile una dettagliata, individuale istruzione, la sola veramente proficua.
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