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      Ora, se in alcuni dei migliori riformatori ho osservato dei giovanetti con un piglio vivace e sciolto, un'attività non comune al lavoro, una temperata disciplina senza bigotteria, non posso dire altrettanto di molti altri in cui la tranquillità non era che apparente e in cui sotto la vernice di gesuitica mansuetudine covava il vizio peggiore di prima. Anzi, anche nei migliori (a Milano) ho osservato che quando venivano interrogati sulle cause del loro ricovero, tutti mentivano, anche dinanzi al loro direttore, il che mi provava che un vero pentimento, una vera coscienza del mal fatto essi ancora non l'avevano. Più, avendo per maggior sicurezza tenuto dietro ad alcuni di essi dopo l'uscita dal ricovero, e interrogatili in proposito, ne ebbi risposte ed autobiografie che mi provarono come anche nei migliori stabilimenti serpeggino i vizi più infami; pederastia, furto, camorra, precisamente come nei bagni, tanto da mettere ribrezzo a coloro, tutt'altro che virtuosi, che me ne parlavano e che mi diedero più tardi prova, pur troppo esatta, dei funesti effetti del riformatorio, essendo in brevissimo tempo recidivati nel crimine, come potrà convincersi chi consulterà una serie di dialoghi ed autobiografie poste in fine della 2ª ediz. dell'Uomo delinquente, 1878.
      Io so di riformatori a G... e a M... dove si usava, impunemente, la pena, cioè dovevano i nuovi entrati prestarsi a masturbare tutti gli adulti che lo desideravano, se no erano battuti; ad Ascoli hanno incendiato lo stabilimento col petrolio: all'Ambrosiana in tre uccisero un buon guardiano, pugnalandolo, senza alcun speciale movente, solo.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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