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      (op. cit).
      Quanto agli abbandonati nelle città dai genitori ed agli orfani, a cui il riformatorio vuolsi che sia una singolare provvidenza, notiamo che se ne hanno appena l'8 al 13% di figli del secondo letto e l'8 al 12% d'orfani, quindi non certo la maggioranza; queste istituzioni al più loro gioveranno, nei pochi siti ove funzionano bene, per apprendervi un'arte, non credo che giovi punto nei rapporti morali. È un'illusione il credere che il riformatorio li salvi dai contatti malefici. Se impedirà quelli del vagabondaggio, dei colleghi, cioè, in parte solo corrotti ed in parte in via di corrompersi, offrirà quello di gente ben peggiore, di vizi concentrati, diremo, passati già al primo staccio di selezione carceraria, e ciò principalmente in quell'epoca che più fa inclini al delitto. Poichè in nessun o quasi nessun riformatorio sono applicati seriamente il sistema cellulare notturno, ed il rigore del silenzio, i quali, d'altronde, in istituti che sono in parte didattici, in parte industriali, sarebbero inattuabili, e anche quando applicati, sono dall'astuzia dei ricoverati delusi. Quelli poi che vengono dalle campagne dove loro era impossibile erudirsi ed associarsi nel male, troveranno qui l'associazione malvagia già bella e costituita e la mala istruzione che non avrebbero mai conseguita.
      Si parla della corruzione che potrebbero ricevere alcuni in mezzo alle loro famiglie, e non si pensa a quella che effettivamente è generata nei giovanotti onestissimi ma privi d'ogni sussistenza, che si fanno ricoverare in mezzo a costoro; non si pensa a quel nuovo genere di delitti ingenerati dal riformatorio che è la seduzione e la costrizione al crimine del minore per parte dei genitori, onde aver un pretesto al ricovero; non si pensa che in grazia di questo perdonsi quei legami d'affetto che il contatto continuo desta e mantiene negli uni e negli altri, e che forma il più grande fra i freni al delitto.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833