È soprattutto per difenderci dai rivoluzionari d'occasione, che, per essere spostati e mattoidi, come vedemmo, hanno in mira sempre le riforme reazionarie, ataviche, che dobbiamo spogliarci di quel triste retaggio degli avi, ch'è l'arcadia rettorica (v. s.).
Chi ha studiato il 1848, l'89 e le indoli di molti mattoidi avrà visto che una gran causa di ribellioni e di errori fatali nell'educazione arcaica è in contrasto ai bisogni positivi: noi nutriamo le menti di effluvio di fiori, e fiori ricchi, invece che di pane e di carne; e vogliamo averle robuste. Diventeremo estetici, non lo neghiamo - per quanto pure molto dubitandone - ma non adatti alla lotta per la vita moderna.
E bisogna, solo rimedio contro gli anarchici rei per occasione, miseria e contagio, o per passione, curare il malessere economico dei paesi che dà all'anarchia la vera base d'azione: curare, come direbbe il medico, alle radici la discrasia generale, donde nasce la malattia locale: e a questo bisogna provvedere d'urgenza.
Abbiamo ora un fanatismo economico, come una volta avevamo il fanatismo politico.
È urgente che diamo a questo fanatismo una valvola di sicurezza con rimedi economici, come abbiamo dato a quelli politici i rimedi della costituzione, del parlamentarismo, ecc., al religioso la libertà dei culti, ecc.
Tutti i pensatori, si può dire, dall'antichità fino ad oggi, hanno rilevato l'intimo nesso che lega la vita politica alla vita economica: e primo Aristotile che notava, come da una parte nelle democrazie faccia d'uopo impedire che si spoglino i ricchi, lasciando che questi spendano in rappresentazioni teatrali, ecc.: e come dall'altra, nelle oligarchie, occorra sollevare il benessere del popolo, dandogli sopratutto impieghi retribuiti e vendicando più le offese ai poveri, che quelle dei ricchi fra loro.
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Aristotile
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