Noi sappiamo, difatti, che nelle carceri in comune per il gioco, per gli amori infami, per le gelosie assolutamente eguali a quelle provocate dall'amor femminile, molti rei consumano, non solo il peculio, ma fin'anche il proprio cibo, e peggio il proprio organismo, onde le frequenti tubercolosi; e gli omicidi e suicidi vi spesseggiano per le notizie infauste che loro più facilmente giungono da fuori, pel dolore di veder immuni o non colpiti i complici (Ducpetieaux, Des progrès et de la Réform. pénitentiaire, 1838, p. 327).
Però il vantaggio del carcere cellulare è neutralizzato dalle grandi spese che ne rendono illusoria l'applicazione in quell'ampia scala, almeno, che richiederebbe il bisogno, anche negli stati più ricchi (in Francia su 396 carceri provinciali 74 non hanno separazioni cellulari, 166 le hanno incomplete) e ad ogni modo non può essere che negativo; se potrà impedire che il delinquente peggiori, non può, certo, far che migliori, e noi vidimo che anche alle recidive in alcuni paesi essi dàn quote fortissime (v. p. 145). Lo peggiora poi in quanto tende a farne un automa, che come bimbo non saprà più lottare colla vita; e perchè ne favorisce le tendenze all'inerzia.
Nell'attuale organizzazione delle carceri, scriveva da un carcere il Gauthier, tutto è combinato per schiacciare l'individuo, annichilire il suo pensiero e minarne la volontà. L'uniformità del sistema che pretende foggiare tutti i
soggetti" nella stessa forma, il rigore calcolato, e la regolarità di una vita monastica ove nulla è lasciato all'impreveduto, l'interdizione di avere con estranei altra relazione che la banale lettera mensile; tutto, io dico, anche quelle tetre e bestiali passeggiate in fila indiana, è destinato a meccanizzare il carcerato di cui si sogna fare una specie d'automa incosciente(317).
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