In una votazione per accusa di omicidio si trovò una scheda su cui si trovava scritto sì o no. - E passò a favor dell'imputato; il giurato richiesto del perchè di un voto così strano rispose: perchè stava scritto sulla scheda la formola: "il giurato doveva rispondere sì o no" (Eco giudiziario, 1876, pag. 7).
Un tal Pezza venne a Torino riconosciuto reo di truffa e di falso, ma nello stesso tempo si dichiarò che aveva agito in uno stato di semi-idiotismo (un reo di falso!).
Nessuna garanzia si ha sull'incorruttibilità del giurato che non avendo da rispondere ad alcuno e nulla da perdere nelle assoluzioni, spesso mette a baratto pubblicamente la giustizia, come mostrano le frequenti assoluzioni dei rei confessi di concussioni.
Il giurì, anzi, è per sè stesso una causa della corruzione popolare. Il prefetto Borghetti (Relazione della giunta per l'inchiesta sulle condizioni della Sicilia) nota come molti onesti campagnuoli si corrompano entrando fra i giurati; e il giurì, soggiunge, è l'arena ove la mafia ama dar le prove della sua bravura.
Nella Relazione Cantelli s. c. è riferito per bocca di un deputato, come un giurato si dolesse perchè un dato processo non avesse fruttato alcuna somma ai membri del giurì.
E l'ingiustizia verso i poveri che da questa corruzione deriva, offre una grande incentiva alla immoralità, poichè l'imputato povero, vedendo che la giustizia è tutt'altro che uguale per tutti, si crede quasi autorizzato a ricattarsi sulla società che lo condanna, e ritenerla ingiusta, anche quando, per istrano caso, nol sia.
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