Finalmente, in un processo chiaro come la luce del giorno, questo rigore permette ad ogni uomo di carattere fermo e di costituzione robusta, furbo od imbecille, di costringere tutti gli altri, se non vogliano morire di fame, ad accettare la sua opinione".
William Palley che, come conviene ad un inglese, loda quell'istituzione, nello stesso tempo confessa che soventi volte anche il giurė del suo paese non si conforma alle regole della giustizia.
Questa imperfezione, osserva, si nota principalmente nelle dispute nelle quali si mescola qualche passione, o pregiudizio popolare, ed ove gli animi sono accesi da dissentimenti politici o da odii religiosi" (Pizzamiglio, Dei giurati in Italia, 1872).
Appello. - Chi ricorda il detto di Bacone: Iniustitia reddit iudicium amarum, mora acidum, comprende come fra noi la giustizia sia irrisoria poichč la pena non č pių nč pronta, nč certa, nč seria, grazie agli appelli; la sentenza dal tribunale č infatti preceduta da regolare e completo dibattimento, mentre quello della Corte si fonda sopra un verbale il pių delle volte redatto in modo irregolare ed incompleto; sommati i voti dei due giudizi e dato che nel primo l'unanimitā di tre giudici condanni, nel secondo si abbia paritā di voti fra i quattro consiglieri, ne viene che cinque voti per la condanna, fra cui due possono essere dei presidenti, devono cedere a due voti per la soluzione.
Una prova dell'esorbitanza assurda di questo abuso da noi la puō dare il confronto colla Francia; mentre in Francia erano 417 le cause dei pretori trattate in appello nel 1871, in Italia nel 1874 erano 14.882, circa 35 volte di pių! - e mentre erano lā 7745 solo le cause dei tribunali correzionali decise in appello, da noi salivano a pių del doppio, 16.149! senza contare il decuplo delle cause di cassazione, di cui toccheremo pių sotto.
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