Gli Americani del Nord, come quelli del Chili... consumano il tempo in una indolenza stupida... tutta la felicità che desiderano è la liberazione del lavoro. Restano intere giornate sdraiati nell'hamac, o seduti per terra, senza cambiare posizione, senza levar gli occhi da terra, senza pronunciare una parola
. "È quasi impossibile trarli fuori da questa indolenza abituale... essi sembrano assolutamente incapaci di ogni sforzo vigoroso".
Degli Australiani, Peron dice che nulla può vincere la loro indolenza... "Essi vedono accanto a loro défricher le terre, osservano il lavoro dei nuovi coloni; strumenti e semi sono loro offerti; ma nè l'esempio nè la speranza di una sorte migliore li seducono al lavoro".
Mirabilmente chiare e precise sono in questo le testimonianze di Tacito rispetto agli antichi Germani ancor barbari. La impulsività loro, specialmente nella collera, risulta dalla frequenza delle uccisioni degli schiavi per impeto d'ira, che non erano considerate come azioni colpevoli. D'altra parte la capacità al lavoro regolare era scarsa; "hanno, scrive Tacito, grandi corpi, ma validi per azioni di slancio, non pazienti ai lavori regolari". "Quando non hanno guerre... non fanno nulla, dormono e mangiano. I più forti e guerreschi stanno in ozio, lasciano alle donne, ai vecchi, ai più deboli la cura della casa e dei campi, istupidendosi essi poi per loro conto nell'inerzia".
Talora invece, la impulsività sembra congiungersi piuttosto che con una inerzia fisio-psichica, con un insaziabile bisogno di movimento fisico, e una specie di inquietudine motoria che si traduce nei popoli selvaggi in una vita continuamente vagabonda e senza scopo: così la psicologia degli Andamani si riassume tutta, scrive Hovelacque, in "inconsistenza di spirito e capricci.
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