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      Noi la vediamo in Germania propugnata da Hommel, Feuerbach, da Grollmann, da Holtzendorf, in Inghilterra da Hobbes e Bentham, ed in Francia da Ortolan e da Tissot.
      Tissot dichiara che è impossibile trovare un rapporto morale tra il delitto e la pena (Introduct. phil. à l'etude du droit penal, 1874, p. 375).
      In Francia è un procuratore regio che detta: "L'uomo non ha il diritto di punire, per ciò occorrerebbe possedesse la scienza e la giustizia assoluta. - Se non fosse in nome della necessità la più assoluta, come potrebbe l'uomo arrogarsi il diritto di giudicare il suo simile? Se non che, da ciò che l'uomo non poteva difendersi senza infliggere pene, si trasse la conclusione, che egli aveva il diritto di infliggerle; ma che esso questo non l'abbia davvero, si vede da ciò che appena il preteso diritto s'allontana dal fatto perde ogni valore; ne sia prova la prescrizione, detta un tempo Matrona generis humani" (Breton, Prisons et emprisonnement. Paris, 1875).
      E come ci rivelò il Frassati, fin dal 1772 Joch scriveva(357): "Se l'uomo non è libero, se l'uomo agisce come vuole la sua natura, il suo organismo, perchè dovrà egli essere punito, quando in lui manca assolutamente ogni elemento di colpa? Ma se l'uomo non è libero, che possono ancora significare biasimo, ricompensa, pena, timore, speranza, onore, disonore?". "Però l'idea, che, negata la libertà umana, ricompense e pene siano inutili è così poco fondata, che a noi pare che la pena potrebbe apparire inutile, se l'uomo senza principio e senza causa potesse volere qualche cosa.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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