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      E con qual altro diritto, se non è quel della difesa, sequestriamo noi i pazzi, i sospetti di malattie contagiose?
      Con qual altro diritto priviamo, almeno legalmente, del più santo, del più nobile diritto, quello d'aver famiglia, il soldato? e con qual altro lo mandiamo, senza colpa e spesso senza sua voglia, alla morte?
      Appunto perchè si basa sui fatti, la teoria penale, fondata sulla necessità di difesa, è la meno esposta alle contraddizioni.
      Una volta la pena, assumendo il colore, come avea l'origine, dal delitto, atavistica essa medesima, era, e nol dissimulava, od un compenso(359) od una vendetta; i giudici, perfino, non vergognavano di farsi essi stessi i giustizieri, come fino al XII secolo, e forse anche più in giù, eranlo i membri della santa Wehm. Il delitto si considerava non solo un male, ma il più grave dei mali, che solo la morte bastava a punire; se il reo non confessava, ve lo si obbligava colla tortura; si risparmiava l'interrogatorio, bastavano i testimoni. Più tardi bastarono solo gli indizi; e quali indizi! Qualche volta facevano meno anche di essi. E non solo si uccideva il reo, ma si voleva... che sentisse la morte. Non diminuivano tuttavia punto i delitti; ma per quanto fosse crudele, pure in tutto ciò vi era una logica. La teoria non contraddiceva alla pratica; essi partivano dall'idea che il cattivo non migliora mai, anzi dà luogo a figli ugualmente cattivi; uccidevano il reo e quindi prevenivano colla morte ogni recidiva. Vi era, che è meglio, della sincerità. Obbedivano a quell'istinto, a quella specie di moto reflesso, che ci spinge a vendicarci di un'offesa con un'altra offesa, ma non lo sconfessavano.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





Wehm