Nessun diritto vien leso, di regola, nell'aborto provocato dalla donna sovra sè stessa, inclusovi il pericolo proprio, poichè nessuno impedisce ad un uomo di farsi del male, di sifilizzarsi, per es. (Puglia, L'evoluzione del delitto, pag. 197).
E quando la lesione avvenga per parte d'altri, la legge sugli omicidi e avvelenamenti vi basta senz'altro.
D'altronde gli aborti provocati regolarmente non sono quasi mai pericolosi, e Bentham scriveva:
Lasciate agli individui la più grande larghezza possibile in tutti i casi nei quali non possono nuocere che a loro stessi, poichè essi sono i migliori giudici dei proprii interessi. Se essi si ingannano, da che sentiranno il loro errore, è da presumersi che non vi persisteranno
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S'aggiunga la rarità delle condanne, anzi delle accuse, il pericolo di condanne ingiuste per l'incertezza della prova, che salvo rarissime eccezioni, non è possibile avere piena ed intera sulla efficacia dei mezzi impiegati(383).
In Italia se n'ebbero, nel 1863, 6 accuse con 9 imputati, di cui 4 furono assolti; nel 1869, 5 accuse con 8 accusati; nel 1870, 6 accuse con 8 imputati, dei quali 4 vennero prosciolti; nel 1881 finalmente si ebbe un leggero aumento: 13 accuse, di cui 4 respinte (Statistiche giudiziarie penali); ciò s'accorda con la scarsezza delle sentenze supreme, che furono 6 in 15 anni (Lucchini, Digesto Italiano, v. Aborto).
In Inghilterra si procedette per aborto negli anni 1847-48-49 soltanto contro 3 persone; nel 1850 contro 5, nel 1851 contro 4; nel 1852 contro 9 e nel 1853 contro 17, e di queste ultime 12 furono mandate assolte dai giurati.
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