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      Nel caso del feto, come del neonato, non si riscontra alcuno dei due termini nella sua pienezza: anzi l'elemento sociale manca affatto; "è certo in fatto che essi sono piuttosto sotto la tutela della madre, che è il loro ambiente esteriore, che sotto quella della società, di cui non fanno ancora direttamente parte" (Tissot, Introd. philosoph. à l'étude du droit pénal, ecc., lib. 1, chap. III).
      Il sentimento di allarme della società di fronte alla vita di un bambino, di cui essa ignora perfino l'esistenza (giacchè l'infanticidio honoris causa deve necessariamente avvenire prima che la nascita del bambino sia conosciuta) deve essere assai minore di quello per la perdita di un adulto nel fiore degli anni(384).
      E però dal male giuridico derivante dalla uccisione di un infante deve detrarsi, per così dire, la quantità di mali, in parte certi, in parte probabili, che deriverebbero dalla conservazione di una vita, che espone la madre alla perdita irreparabile dell'onore e spesso al pericolo di sevizie e di morte, che compromette la tranquillità di una famiglia e, per avventura, di parecchie, o che almeno, in caso di esposizione dell'infante, mette la società in un bivio terribile: "da una parte, l'irresistibile impulso del cuore, la voce autorevole della carità, le impone di raccogliere quell'innocente che trovasi abbandonato all'intemperie, di coprirlo, di allevarlo; dall'altra, la ragione e l'esperienza le insegna che, accettando troppo facilmente, come un obbligo legale e costante di mantenere ed allevare i bambini abbandonati alle di lei cure, corre i gravi pericoli di incoraggiare l'esposizione dei fanciulli, di rilassare i nodi della famiglia, di attutire il sentimento del dovere nei parenti e quello del pudore nelle donne, di far degenerare, insomma, la carità in un guiderdone offerto al disordine ed alla immoralità (Boccardo, Dizionario di economia politica, ecc.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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