Mentre noi in Italia, non facciamo che constatare ogni anno un progressivo aumento dei reati, a Ginevra esso va di continuo diminuendo da mezzo secolo a questa parte, e diminuendo in tal modo da costituire un fenomeno addirittura eccezionale(403).
Nel periodo 1829-1838, i delinquenti condannati annualmente dalla Corte criminale erano a Ginevra 79 ogni 100.000 abitanti, e i delinquenti condannati dal tribunale correzionale erano 1000; nel periodo 1872-1885, i primi furono soltanto 12, e i secondi 300 (sempre, s'intende, ogni 100.000 abitanti). Una diminuzione quindi, nel primo caso di 5/6, nel secondo di 2/3. E questa diminuzione - che costituisce già un grandissimo titolo d'onore per la città svizzera - è ancor maggiore quando non si tenga conto che della criminalità esclusivamente indigena. I delitti commessi dai soli ginevrini diminuirono negli ultimi cinquant'anni di quasi 9/10.
Ma quali sono le cause che fanno della città di Ginevra un'oasi di moralità in Europa?
Una prima causa il Cuénoud crede di rintracciarla nel fatto che gli stranieri stabiliti da tempo a Ginevra, si sono assimilati gli usi e i costumi dei ginevrini, il che corrisponde all'osservazione di Joly (La France criminelle) che mentre coloro che immigrano in un paese dànno, sul principio, una percentuale fortissima alla criminalità, mano mano che si fissano e si naturalizzano nella nuova patria, diventano più morali ed onesti; ma giustamente gli obbietta Ladame (nel Journal de Genève del 4 febbraio 1891) che l'assimilazione degli stranieri agli indigeni non impedisce e non arresta l'immigrazione: le stesse cause quindi che agivano nel passato agiscono anche oggi: e se, da una parte, la popolazione di Ginevra si assimila annualmente un certo numero di stranieri, l'influenza moralizzatrice che ne risulta è d'altra parte neutralizzata dai nuovi immigranti che agiscono in senso opposto:
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