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      Ei però certo simulò la monomania di persecuzione e la mania acuta. Quanto alla prima i caratteri del tatto e della sensibilità dolorifica così vicina al normale già ci fanno sospettare la simulazione; ma più lo confermano la sua scomparsa troppo rapida; mentre essa ha una forma tenace, e, infine, la nessuna reazione data dal pletismografo quando gli si parlava di veleno, la nessuna resistenza fatta agli esami fisici, e poi la stessa inquietudine esagerata ed affettata, quando ne mancavano i motivi.
      Quelli che delirano di essere avvelenati, assumono in genere, una attitudine passiva, non mangiano, sì, ma non lo fanno sapere; arrivano all'astinenza, fino a morire tabifici, mentre egli si asteneva un giorno per mangiar doppiamente l'indomani; dormono poco di notte, mentre egli dormiva poco alcune notti, per poi dormir doppiamente le notti susseguenti.
      Però questa simulazione, come accade spesso negli epilettici, partiva da un fondo vero - da un residuo ogni tanto ripullulante dei delirii persecutori - per cui, diremo in una parola, copiava se stesso.
      Quanto all'esacerbazione maniaca essa fu probabilmente provocata dalla dimora in cella che sì spesso la cagiona.
      Ad ogni modo non ne restò più traccia appena fu messo alla sezione Infermeria.
      Quello che però fu curioso e nuovo, fu il risultato dell'esame pletismografico, che rivelò nettamente che egli non aveva avuto parte nel furto in ferrovia, mentre il contrario doveva essere per il furto Torelli, il che si verificò.
      Gall... Maria, d'anni 66, di Lucera, veniva trovata morta nel 19 giugno 1886, in istato di putrefazione avanzata, coperto il capo dalla piega di un lenzuolo, col corpo parte boccone, parte sul lato destro; col braccio destro sottoposto al tronco, il sinistro allungato, la faccia addossata al materasso, le narici sanguinanti, schiacciate e rivoltate a sinistra e rotte internamente.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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