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PREFAZIONEalla seconda edizione
Dei molti, dei troppi libri di cui io sono colpevole davanti alla Repubblica letteraria, il prediletto è questo che ha tanto stentato ad escire alla luce, od almeno alla gloria.
Era prediletto come la prima opera ch'io pubblicava; e il primo libro è per l'autore come il primo amore per la donna; prediletto per la trista e accidentata sua storia: poichè nacque in quei baldi anni giovanili in cui si crede tutto possibile e in cui si può tanto, quando non aveva ancora sacrificato agli studî clinici la passione per le lingue e la psicologia, fra un cadavere da sezionare e un pazzo da diagnosticare, nelle vallate dove io studiava i cretini, e nei campi dove, ultimo soldatuccio e poi mediconzolo militare, me ne stava alla coda dei reggimenti sfogandovi, come meglio poteva, l'amor della patria. La ricerca sulle origini dell'uomo era, allora il mio più grande conforto, il maggiore dei piaceri.
Ed intanto, quel povero libro, quando finì, fra sberci e rabberci, di uscire completo, mendicò invano la stampa dai migliori editori. Respintone per le idee troppo nuove e per l'età troppo giovane dell'autore, con quell'olimpico sdegno che essi sanno mettere quanto più sono in alto, quando infine potè ottenere un ricovero, quasi per pietà, da un editore più onesto che abile, si trovò che l'idea madre, nuova quando fu concepita, era già stata messa alla luce dal maestro dell'età moderna, da Darwin.
E non basta: ma escendo nella plaga d'Italia che era allora forse la più restìa alle idee moderne, il libro giacque dimenticato e morto quasi prima che nato.
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