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L'avambraccio è, in proporzione, più lungo del braccio, come la gamba a petto della coscia. Il cavo della mano è appiattito, e più ancora quello del piede: quindi quando il Negro cammina sopra un terreno arenoso e molliccio, invece di lasciare, come noi, una larga e piatta impronta ellittica, vi fa un profondo e corto incavo, un foro.
Il cervello, poco sviluppato posteriormente, è men pesante del nostro. Quanto al cranio (Fig. 6) che lo contiene, è molto lungo, e quindi stretto ai lati; la faccia predomina sulla fronte, come le passioni affogano l'intelligenza. La mascella superiore, tutta ristretta sotto il naso, si proietta in avanti molto più in là del livello del cranio, e si divarica alla base, scoprendo dei denti bianchissimi, che, invece di essere verticali come i nostri, sono inclinati allo innanzi, sicchè, in luogo di incontrarsi, fanno angolo tra loro.
Persino il sangue appare differente nel Negro, e si coagula appena estratto dalla vena.
Lo sviluppo del bambino africano è tutto affatto differente dal nostro. Esso ne' primi giorni non offre il colorito scuro dell'adulto; le suture del capo, che da noi si saldano solo in tarda età, gli si ossificano prestamente, come nell'idiota e nelle scimie, e prima la anteriore che la posteriore. Anche la sua faccia si fa sporgente o prognata, solo dopo la prima dentizione; e solo dopo il tredicesimo anno si vede allungare la sua testa ed annerire la sua pelle. Lo stesso dicasi dello sviluppo morale: chè il Negro, appunto come la scimia, si mostra intelligentissimo fino alla pubertà; ma a quell'epoca, in cui il nostro intelletto stende l'ali ai voli più gagliardi, egli s'arresta, e si ravvoltola in una scimiesca e stupida mobilità, quasichè il suo povero cervello stesse a disagio in quel cranio allungato e pesante, e si perdesse in quel difforme inviluppo di ghiandole e d'ossa.
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