Nei Tartari la Tigre surroga il nostro Leone, come nei Peruviani il Pekari il nostro Ariete. Le donne di Taiti adorano la luna per la stessa ragione per cui i Latini adoravano Lucina.
La triste uniformità dell'antropofagia e della Venere vaga e della bestiale, che troviamo usata e, quel ch'è peggio, santificata come rito nei piani della Caldea, nelle verdi isole dell'Oceania, nei deserti dell'Africa e forse anche nell'antico Egitto (7) e in America, rimonta certo ad una causa commune: alla mancanza, in quelle tristi età, di altri mezzi di sodisfare al più urgente degli umani bisogni.
A seconda della rozzezza e della miseria di quei popoli, l'orribile pratica si eternava ed assumeva la veste del rito, come che le religioni sieno sempre pronte ad ammantare e ad eternare poi, sotto il loro triste paludamento, qualunque uso purchè antico, qualunque pratica purchè atta a solleticare o sodisfare le passioni umane, dalle più nobili alle più volgari, dalla gola alla pietà.
[vedi figura - Capanne erette su palizzate.]
Ed eccone un altro esempio:
In varie lingue, giudizio, principato e sacerdozio si confondono colla parola alimento: così in zelandese tohunga prete, e tohungarua fornitore di cibi; e così in sanscrito bhag cuocere, mangiare, servire, e bhaga capo, Dio, e distributore di cibi -in inglese lord Dio, Signore, deriva da hlaf-ord distributore di pane- in chinese cai vuol dire: governare, dominare, cuocere e scuojare animali - in egizio dod capo, principe, cuocere - in peruviano Cura mangiare, curak quegli che dà a mangiare, e curacu capo (8). Se non che questa coincidenza, per sè straordinaria, trova subito la sua spiegazione, senza ricorrere ad un'origine commune, nello stomaco umano.
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