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      Invece di dire: - io e voi -, dicono: noi due mani. Essi distinguono per il pronome della prima persona due plurali, uno che esclude l'idea della persona a cui si parla, l'altro che la comprende: particolarità questa commune anche alle lingue americane e polinesiche. - Essi non pronunciano la s, la f, la c, la t, e viceversa hanno alcune strane consonanti, chiocchianti, come le chiama il mio Teza, impossibili a laringi europee, e che il Bleek paragona ai gridi delle conterranee scimie hylobate, intravedendovi una nuova prova della commune parentela.
     
      Tutti conoscono le disuguaglianze delle varie razze nelle scritture: in mano all'Ario ed al Semita esse si svolsero dal bozzolo della figura, passando dal carattere cuneiforme e geroglifico al puro alfabetico, il solo che si presti, duttile e rapido, allo svolgimento dell'idee. Ora che vediamo noi invece nei selvaggi di America, di Australia e nei Negri? Questi due ultimi non possiedono segni di sorta; fra i primi la scrittura consiste in una pittura più o meno rozza p. es., per indicare: - Odi la voce del mio canto -, scarabocchiano un uomo che suona un tamburo magico. Per dire avessi la celerità di un uccello, dipingono un uomo colle ali invece di braccia (Steinthal, Entwikelunq. der Schrift, 1852). Due canotti con un uomo dentro, ed un orso e sei pesci, indicano che dei pescatori pescarono dal fiume un orso e dei pesci. Sono, piuttosto che scritture, ajuti memnonici, i quali riescirebbero inutili senza il soccorso della canzone cui essi giovano a rammentare.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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