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      Mi sono fermato a lungo, troppo forse, sulle lingue, perchè queste sono il più limpido specchio, e furono il primo ed il più potente amminicolo della umana attività. La scrittura alfabetica ed il linguaggio a flessione, furono le forze che elevarono, la razza bianca dall'epoca della pietra a quella del vapore.
      E difatti quelle razze che si mostrarono più o meno inferiori nel linguaggio o nella scrittura, mostrarono una grande inferiorità nelle arti così mecaniche come estetiche.
      Alcune razze colorate, come alcuni Boschimani e Australi, s'arrestarono, nell'arte, ad alcuni stromenti che per poco non aveano communi alle scimie: al bastone, alla pietra, alle freccie di silice, ai pugnali di osso, agli ornamenti di conchiglie, di denti, di piume, alla caccia grossolana; non agricoltura, nè pastorizia, e nè meno capanne, mal contendendo nelle caverne dei monti, o nelle buche scavate nella sabbia, il pasto ed il giaciglio agli orsi e alle jene, con cui ebbero commune il sepolcro.
      I selvaggi del Capo York non sanno costruirsi stabili dimore, e si difendono dall'intemperie facendosi schermo con le foglie di palma malamente intrecciate.
      Altre razze, più favorite dal clima e dal sangue, toccarono un passo più oltre: seppero domare il cane, il porco e l'alpaca; fabricare rozze capanne (Fig. 13 e 15) sulle rive dei fiumi, nelle cime degli alberi o nel mezzo dei laghi; gettare qualche seme nel terreno; tessere qualche lino grossolano; più tardi, colla creta plasmare dei vasi, o incavare, col fuoco, degli alberi a foggia di piroghe.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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