- In molti popoli si nota bensì un terrore bestiale pei fulmini, o lo stolto pregiudizio che nei sogni si riveli il futuro, e che con alcuni segni si detti la vita o la morte, ma non un vero concetto religioso: e tali sono i Dajiaki ed i Bekhuani, gli Andamani, i Tasmani e gli abitanti del Gran Chaco e i Veddah di Ceylan (Lubbock op. cit.).
In altri, nè saprei dire se più fortunati, la religione risolvesi in una pecorina adorazione di alcuni oggetti che colpirono l'imaginazione, perchè strani, o pericolosi, o benefici (14): è la religione del feticio, serpe ed albero tra i Negri, pecora e cipolla nell'Egitto, pietra folgorale o porco negli Indiani.
Altri si danno all'adorazione dei pianeti e sopratutto del sole; e sono i popoli, che, vivendo sulle brulle, larghe, pianure e fra mari sconfinati, dovettero addomesticarsi coi fenomeni planetarj, che loro servivano di scorta e di bussola.
Moltissimi poi, adorando insieme il sole e la terra, ivi unirono il concetto degli stromenti riproduttori, che nel loro poco pudico linguaggio venivano ad esprimere la forza creatrice e i suoi prodotti: d'onde il lingam, il dio Priapo, il dio Itifallo.
Il concetto purissimo delle religioni cristiane cadde, sì, nella mente di un grande Chinese: ma vi fu combattuto da una grande indifferenza e dalle superstizioni dei seguaci di Tao e di mille altre sette, le une più delle altre bizzarre; ed è assai se fu afferrato da pochi della classe letterata.
Quanto alle scienze, è inutile il dimostrare come la razza bianca si sia elevata le mille miglia più in alto delle razze a colore.
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