Forse un misantropo potrebbe pretendere di trovare qualche traccia animalesca anche in quella stessa facoltà d'astrarre, a cui se dobbiamo tutto il nostro primato nella natura, dobbiamo pur anche tutta quella serie di errori di giudizio, che, cominciando dalla credenza nei sogni e finendo ai tavoli giranti, al Sillabo ed al magnetismo, si riproducono con triste uniformità in tutte le razze umane e in tutti i tempi, e ci rendono, da questo lato, inferiori al bruto, più povero di giudizio, ma anche di pregiudizj.
E forse a costui non parrà più così grande nè così utile la facoltà d'astrarre, quando si vedono, in grazia di essa, gli uomini consumare il loro genio nel cieco e puerile circolo di astruse logomachie, entro cui, raggirandosi credono progredire perchè si muovono.
La più grave objezione che si può sollevare alla nostra origine pitecica, è che nessuna specie delle scimie riunisce per modo i caratteri psichici e fisici dell'uomo, da potersene designare come diretta parente. Il nuovo Prometeo, infatti, che volesse plasmare l'uomo dalla creta scimiesca, dorerebbe al tronco ed al piede del gorillo (Fig. 26) appiccicare il cranio ed il volto del cebo (Fig. 27), il naso del gibbone hoolock, i capelli ed i baffi del macacus radiatus, il cervello dell'orango, la socialità del cinocefalo: ora la difficoltà è tolta, quando, non ostinandosi a far derivare l'uomo dall'uno più che dall'altro gruppo di scimie, noi ci limitiamo a sospettarlo originato da una specie perduta che riuniva qualcuno dei caratteri del quadrumano e tutti i caratteri umani che si sorprendono sparpagliati nei varj bimani, così come il preistorico ipparion crediamo riunisse i caratteri sparsi nella zebra, nel couagg, nel cavallo e nell'asino.
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