[vedi figura - Tipo Semita (Arabo).]
Nell'Africa stessa, adunque, assai probabilmente cominciava, fino da epoche antichissime, a trasformarsi il Negro in razze più affini alle nostre: forse molto vi contribuì il raffreddamento progressivo atmosferico che tenne dietro allo asciugarsi del mare di Sahara; forse anche il Melanico trovava nelle inondazioni del Nilo, nella necessità di servirsi di dighe per non restarne sommerso, negli agglomeri sociali formatisi alle sue sponde un altro incentivo alla trasformazione: poichè appunto alle sponde e nel letto dell'antico mare di Sahara erano un tempo in fiore i Berberi, gli Egizj, i Semiti.
Che il Semita sia un'ulteriore trasformazione del Negro, operata pe'l tramite egizio o berbero, ce lo fan sospettare l'oscuramento della pelle e del capello, il prognatismo, la doligocefalia, l'ingrossamento delle labra, l'assottigliamento dei gastronemi, la maggiore lunghezza delle braccia, l'incapacità per le arti plastiche, la nerezza e l'increspamento del capello, per cui dal Semita al Cafro e Fulah è breve lo spazio; ce l'indica anche la lingua, che ha tanti rapporti con la berbera e con l'egizia; e ce l'indicherebbe la singolare osservazione che il Negro facilmente assume il tipo semita in Africa, in Australia (v. pag. 194) ed anche in America; e ce lo fanno intravedere anche le tradizioni storiche: così vediamo che la Biblia fa derivare da Nemrod e da Cam i Fenicj, che erano pure i fratelli carnali degli Ebrei, e usavano la stessa lingua, gli stessi costumi, e ce li dipinge come adoratori dei Feticj e sanguinarj e brutali al pari dei popoli negri.
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