Ed ecco come possa supporsi che siensi formate, sotto l'influenza del clima più freddo, da un lato le razze semite e camite, dall'altro le razze gialle: quando lentamente si ritirarono i ghiacci alle cime dei monti, quando il clima, se non tornò caldo come prima, si fe' mano mano più mite, come è attualmente, si andò organando una nuova metamorfosi; e le razze gialle, le camite e le semite si convertirono in arie.
Queste asserzioni non sono così sicure, da poter entrare nel rigido sacrario dell'antropologo; ma hanno un serio fondamento nella distribuzione delle razze umane, nello spazio, come ce lo mostra il geografo, e nel tempo, come ce lo rivela il geologo.
Noi vediamo le razze gialle aver sempre in antico predominato, e prosperare ancora in gran parte nei paesi più freddi del mondo, ed essersi difuse nell'America, quel continente che più forse sentì l'influenza dell'età glaciale, estesavisi di 10 gradi verso l'equatore (Lyell. p. 375) più che in Europa.
E se noi ben consideriamo i reperti paleoetnologici di Europa, notiamo che quanto più essi sono antichi, più tengono del tipo melanico, australiforme; e quanto più si avvicinano all'epoca recente, e quindi sottostarono all'influenza dell'età glaciale, più arieggiano al tipo mongoloide od estoniano, come lo chiama Pruner.
Infatti i cranj di Lahr, di Engis, di Eguisheim, di Neanderthal, quello dell'Olmo del nostro Cocchi, quello di Cantalupo, del nostro Ponzi, quello di Monte Piombino del nostro Gualterio, quelli delle cave Genista di Gibilterra e quelli detti degli Eyzies (51) trovati insieme ad ossi di mammouth e di leoni, cranj di popoli affatto selvaggi, trogloditi, e forse antropofagi e usanti armi rozzissime e pietre grossamente tagliate, sono tutti doligocefali, australiformi.
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