Quelli invece del Perigord, delle cave del Belgio (52), quelli dell'epoca della pietra arrotata, cranj di popoli pastori di renni, pescatori od agricoltori, sono pressochè tutti brachicefali o almeno con caratteri mongoloidi; brachicefali sono quei tre cranj detti Liguri, trovati nelle marne del Modenese ed illustrati dal Nicolucci e dal Gaddi, e così pure i cranj appartenenti alla età del bronzo, della Gran Bretagna (53). Ma le differenze fra le due forme non sono sì spiccate da escludere un lento passaggio degli uni agli altri: in tutti si nota lo sviluppo enorme dei seni frontali e delle mandibole, l'allargamento degli zigomi, la semplicità delle suture e l'ingrossamento a schiena di mulo dell'ossatura in corrispondenza alla sutura sagittale.
Noi avremmo, qui, quando le prove fossero più numerose, documentata dal tempo quella nostra derivazione dai Gialli e Melanici, che la distribuzione geografica ci fa intravedere nello spazio.
Se non che questa origine non solo può sorprendersi nei freddi e scarsi avanzi dello scheletro umano, ma perfino in quei vivi ed eterni monumenti dell'uomo morale, che sono le lingue.
Già Schleicher, Müller, Bleeck e prima di essi Marzolo osservarono che nel linguaggio noi tutti passammo per lo stadio della giusta posizione delle lingue, poi per quello dell'agglutinazione, poi per quello d'amalgama, cosicchè il Bianco avrebbe parlato la lingua dell'Australo e dell'Americano, e questo quella dell'Africano: certo è che le analisi dei nomi topografici ci danno fondamento a credere che la lingua basca, l'unica lingua polisintetica di Europa, vi fosse parlata dappertutto dalle razze preistoriche che ne lasciarono le tracce nei nomi dei luoghi abitati.
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