Noi vedemmo (p. 165) come germinassero assai tardi, quasi in tempi storici, l'idea del possesso e la virtù del pudore: le oscene commedie di Aristofane, il culto protratto del phallo ci provano quanto questa virtù tardasse a radicarsi fra noi, anche in tempi relativamente moderni.
I riti nuziali restati ancora qua e là nei contadi d'Italia e quelli usati nei tempi antichi ci indicano come il matrimonio fosse una sventura per la donna e quasi sempre l'effetto di grossolana violenza, così come è fra i Maori (56).
E che cosa avrebbe avuto Sparta da invidiare alla morale australiana, Sparta che autorizzava l'infanticidio e il furto? Le violenze di Nerone e di Caligola non ricordano i regni di Dahomey e dell'Uganga?
Ecco adunque che nell'uomo morale come nell'anatomico le analogie e le gradazioni ci sono abbastanza complete da farci comprendere l'unità del tipo, ma abbastanza svariate da farci intravedere come esse non derivino sempre da importazione materiale, storica, ma da un successivo analogo svolgimento: le razze somigliano le une alle altre nel tempo e nello spazio, come nell'embriogenia il feto umano somiglia all'infimo mammifero, e questo al pesce e al mollusco.
Che se qualcuno objettasse che le trasformazioni, dell'uomo nero in giallo ed in bianco non erano possibili, perchè la perdurante barbarie dei popoli melanici, dei Bechuani, dei Boschimani, dei Papua ci dimostra esservi un limite imposto allo sviluppo delle razze inferiori, noi risponderemo che ciò è vero soltanto finchè le razze inferiori restano nelle medesime condizioni di clima e di circostanze; ma, queste una volta cangiate, anche ad esse è dato salire di. grado, come vedemmo appunto succedere dei Semiti, e precisamente, pur troppo, come razze superiori per uguali ragioni son costrette a discendere.
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