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      Ma le disillusioni di chi fa il proprio dovere sono purtroppo frequenti, lo so bene io; che me ne capitò, nei primordi de la mia carriera burocratica, una che ce la voglio raccontare.
      Entrato nell'ufficio, ci ebbi due compagni di stanza che il capo d'ufficio disse; A lei che è novo questi ci daranno qualche lume. Invece nun ce si poteva domandare nemmeno un cerino, perchè uno era un vecchio scienziato che studiava sempre la cabbala del lotto, e l'altro era un giovanotto di famiglia nobbile decaduta che faceva il sorriso mifistofelico e parlava coll'erre moscio.
      Il primo giorno che ero arrivato, dopo essermi messo a sedere, nun avendoci altra occupazzione, mi messi a contare le pennine e mi aricordo come adesso che erano 24.
      Tutto d'un tratto t'entra il capo d'ufficio, mi dà una carta e di dice: "Mi evada questa pratica".
      Ed io, imperterrito, abbenanche che nun avessi capito, ci faccio: "Sissignora".
      E, detto un fatto, ti zompo al tavolino del vecchio, piglio il vocabolario e ti cerco evadere.
      Arimasi di stucco leggendo: Fuggire da un luogo chiuso.
      Me si addrizzarono i capelli in testa, che allora ce l'avevo. Oronzo, dissi fra di me, indove sei capitato?... Qui sotto c'è qualche cospirazione!...
      Mi messi una mano su la coscienza, mi spolverai il cravuse e cursi dal capo d'ufficio.
      Dico, ci feci, egreggio superiore, arieccogli la pratica: io non evado. Il governo mi ha messo in questo posto e aresto su la breccia come torre che non ti crolla un corno!..
      .
      Lui si levò gli occhiali e mi fece:


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





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