Pagina (25/188)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io, però, ho fatto alcune indaggini, da le quali me ti arisultano particolari piuttosto gravi. Dice: il padre si chiamava Noè, la madre Rebbecca, ci avevano un parente prossimo che si chiamava Samuele, e il figlio di Giacobbe, indovinate un po' come ci messere nome?... Isacco!...
      E con una parentela come questa, e un nome come quello, uno fa un'affare accusì sballato, di vendersi la primoggenitura per un piatto di lenticchia?...
      Eh!... Se si mettevano d'accordo Esaù e Giacobbe, pole essere che la primoggenitura la levaveno a quel prezzo a uno che si chiamava Pippo o Federico, ma da quel galeotto a quel marinaro uno scherzo cusì nun andava !...
      Diciamo piuttosto che fecero figurare la lenticchia, per nun pagare la tassa di successione, e forse saremo nel vero !...
      Nè è questa la sola indaggine o riforma che vorrei proporre.
      Anche si osserviamo la grammatica, lorsignori vedono al consuveto volo del non mai abbastanza lodato uccello, che ci sono un sacco di cose che, salvando il dovuto arispetto, fanno a calci con la vita.
      Una cosa che nun ho capito, presempio, è la cogniugazione dei verbi.
      Dice:
      Io curro, tu curri, colui curre!...
      Piano!...
      Io curro. Va bene. Io posso currere, perchè sono un libbero cittadino. Tu si sei tanto amico mio che si diamo del tu, curri pure te per vedere che m'è successo,
      Ma cului che c'entra?... E si cului ci ha le scarpe strette?... Come! S'è tanto combattuto per la libbertà e a questo povero colui ci vogliamo buttare un laccio al collo e tirarselo dietro come un cane barbone qualunque?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





Rebbecca Samuele Giacobbe Esaù Giacobbe Pippo Federico