Per cui per il proletaglio, l'Italia si chiama: esattore che leva quattrini o carabbignere che mette le manette. Quando, in questo terreno cuncimato, ti riva la spia austriaca vestita da socialista, che ci dice: Addosso a la patria!... lui arisponde: Addosso!...
Il vero zozzaglione è l'omo istruvito che, facendo il ciancione o il ladro internazionale, ha acquistato un po' d'esperienza, e che nun si schifa di sè stesso quando insegna queste cose al proletaglio.
Avvi poi il giovine con scopettoni. Lui è per la patria. Ma non un'Itaglia grezza, impolverata, scomunicata, una patria garibbaldina e strafottente, che si Pio nono la scomunicava, lei gli apriva la breccia. Lui vole un'Itaglia allustrata, lavata nell'acqua benedetta, morbidella e scivolosa, che possa entrare in salotto quando ci sono le signorine, farsi pigliare il ganascino da zio prete, giocare al tennise, che odori di cucina fina e di profumo delicato come l'appartamento del commendatore X, e sia simpaticuccia, digestiva e leggermente gelatinosa, come una di quelle novelle per i giornali, che finiscono bene e agliuteno la diggestione.
E in ultimo c'è il solito omo qualunque.
È lui che ha fatto l'Itaglia.
Cavurre, Garibbaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele, ci hanno forse insegnato la strada, ma l'omo qualunque è quello che ha pagato, s'è fatto trucidare, mettere in galera, e nun se n'è lagnato mai. Ha fatto l'obbligo suo, come si ce l'avesse scritto ne l'interno buzzico del cranio. Quello lì, nun domanda che è la patria. Chi si arivolge questa domanda è come la donna che domanda consiglio a un'amica su un affare de casa.
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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