Il lettore mi perdonerà se ci passo sopra al luttuoso avvenimento dei miei genitori, che morirono come si si fussero corsi appresso; ma mettiamoci una lagrima e, come sol dirsi, un fiore.
Avevo diciassette anni quando mi aritrovai solo e il negozio se lo prese un amico di casa che ci aveva le cambiali. Laddovechè mi arivoltai ai parenti e li andetti o trovare tutti, e ci arimediai dodici boni consigli, una pagnotella imbottita, il compianto universale e un calcio qui.
Fu allora che ti feci questa ariflessione: Accidenti, come è aspro il sentiero de la vita
CAPITOLO IIErcole al bivio, ovverosia
male non fare e pavura non avere.
Solo, scalcagnato, senza un bagliocco, ti affrontai il primo cimento che, si ci avessi ancora qualche cosa in testa, me si addrizzerebbe solo a pensarci.
Me ti ero inteso dire tante volte che abbasta averci la coscienza tranquilla che tutto va bene. Ma la prima volta che volli trovare un oste che mi segnasse, quando ci dissi che ci avevo solo la coscenza tranquilla, ti fece un zompo come una tigre e mi tirò la lavagnetta che ci faceva i conti, perchè dice che me lo aripassavo.
Gira che ti ariggira, ci confesso che incominciai a vedermela brutta, come diceva colui che ci aveva lo specchio rotto.
Dice: la via della virtù è piena di spine, e quella del vizzio sono rose, ma in fondo c'è la rupe Tarpea.
Tutte le sere, quando andavo a letto che era una poltrona a casa d'una zia, che faceva un po' il filantropo, dicevo: Non ne posso più; domani lascio la via della virtù e ti imbocco come un razzo quella del vizzio.
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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Tarpea
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