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      Ci assicuro, però che ne lo scrivere queste parole mi trema la penna e gli occhi mi fanno piccolo fico, ovverosia fichetto, come dice la plebbe.
      Ebbene, sì, ce lo confesso: io l'amo!
      Lei dirà: Che frescone!... Che cosa si è messo in testa?...
      Sono in un tale stato che nun so più quello che mi metto in testa, in bocca o ne la froce, salvognuno, del naso, e ne consegue che mi aspetto un sì che mi farà schioppare da la gioglia, che si, mi puti il caso, fosse viceversa un no, si aspetti di aricevere la notizzia de la mia morte, con tanto d'ombra implacabbile che ci verrà a sturbare le notti.
      Attendo la sua risposta col cuore appeso, salvognuno, a un filo.
     
      Il suoORONZO E. MARGINATI.
     
      La sera a le otto, dopo i Due sergenti, me ci avvicinai e, senza che se ne accorgesse nessuno, ce la messi in mano.
     
     
      CAPITOLO VIIBazzico per casa di Terresina e conosco il sor Filippo.
      Il matrimonio.
     
      Nun ci so dire con quale lippe ed ezziandio lappe arimasi durante i dieci minuti che tennero dietro a questo fatto.
      Me te ne andetti pel vicolo ceco dietro la filodrammatica e era tanta la confusione, che mi ficcai il sighero acceso in bocca all'incontrarlo, e mi scottai il labbro di sotto, ma la trepidazzione era tale che ci messi una pietra sopra; e passai oltre.
      Mi sentivo il core che mi faceva ticche tacche, come il patocco d'un orologgio e ogni tanto pigliavo la rincorsa per arientrare, ma su la porta facevo un pirolè e ritornavo indietro.
      A la fine ti acchiappo il coraggio con le mano e con i piedi, mi metto a correre e ti entro come una palla: la trovai che la madre ci infilava il paltoncino, e ci detti una guardata che lei capì a volo d'uccello.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





Terresina Filippo