Abbasta, chiudo la parentisi e ci vengo al fatto che la sora Concetta arestituì l'anima a chi ce l'aveva data, e per quanto le cose si facessero in famiglia, bisognò metterci una pietra sopra e le spese furono grosse.
Una mattina feci i conti, chiamai Terresina, e ci feci: Son dolente di dirtelo, ma siamo andati di sotto.
Lei mi guardò con un sorriso e disse:
A me mi abbasta il tuo cuore e, salvognuno, una capanna
.
Viceversa, si ci avessimo avuto una capanna se la saressimo almeno affittata, invece il garzone dell'orzagliolo ci veniva a fare le sgaggiate, e il macellaglio che ci portava la copertina a casa, disse che mi faceva l'atti.
Accusì fu che un giorno quel compagno mio d'ufficio coll'erre moscio di famiglia decaduta, mi disse: Stia tranquillo, che in ultima analisi la presento al sor Bonaventura.
Il quale sor Bonaventura era uno scontista che vendeva l'ogliografie e i servizzi da tavola a rate settimanali con una bona firma e era stato usciere puro lui al Fondo culti. Lui ci disse che non era lui, ma una terza persona, e doppo una settimana facessimo l'effetto, dopodichè l'ho rinnovato un migliaio di volte e me ne trovo accusì bene, che si putacaso moro, si l'inferno c'è, e ci vado io, lui ce lo trovo come una palla e ci do certi mozzichi in testa, che quelli del conte Ugolino diventeno casti baci.
CAPITOLO IXM'entra in casa il sor Filippo
Dacci oggi e ridacci, salvognuno, domani, questo fatto del signor Bonaventura, che doveva essere come chi dicesse un'ancora di salvezza, mi diventò invece un pricipizzio nel quale più bagliocchi buttavo e più me ce ne volevano.
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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