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Detto un fatto, lo dissi a Terresina e lei puro annuvì e il giorno doppo, mentre io stavo all'ufficio, si messero in giro loro due per trovare la casa e a Terresina ci servì per distrazzione.
A questo punto faccio, come sol dirsi, una sosta e do libbero sfogo a un cosidetto giusto risentimento, che ce l'avevo su lo stommico da un pezzo.
Nel bollore della lotta pulitica vi fu un boglia che, aripparondosi dietro il baluvardo dell'anonimo, intinse la penna nel bidone del fiele e con animo boglia, nonchè dilibberato, mi scagliò la freccia come sol dirsi, del parto.
La quale mi pizzicò proprio nel santuvario della famiglia che però l'arispingo sdegnosamente.
Non ci voglio stare a dire la cosa in tutte lettere, ma il lettore intelligente l'acchiapperà a volo, laddovechè io, il sor Filippo e Terresina siamo, salvognuno, abbastanza gentilommini per sentirsi superiori a certe boglierie, e questo signore che si so il nome ci sgnacco due amici, il menagge a tre ce lo avrà lui e lo spirito vile di suo nonno ganimede, overosia l'animaccia di nonno paino, come dice la plebbe. Si ci potessi parlare a quattrocchi ci direi:
Suino, che è come chi dicesse porco, anima nera, vassallo scostumato e zozzaglione, si vede che a casa tua ne hai viste, salvando il dovuto rispetto, di tutti i colori, ma si vieni a casa mia, indove ti arivolti e per quanto guardi per tutti i buchi nun vedi che montarozzi d'anime intemerate e fagotti di coscenze tranquille, comechè a Terresina ci pòi cercare puro il pelo, a bon gioco, nell'uovo, che su quell'affare lì non ci è stato mai gnente di dire.
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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