Si loro sapessero quante volte mi sono arivolto una domanda su per giù come questa! Quando ti vedevo una boglieria, mi si arivoltava, salvognuno, il fritto e mi toccava di tenermelo dentro e abbozzare, e allora dicevo: Ma questo arivoltamento di fritto sarà nobbile indignazione, ovverosia una fresconata qualunque?
Un giorno finalmente, che mi ricordo come adesso, avvenne quella boglieria del tranve, che ti rivai a casa come una tigre, zompo in cammera, piglio il quaderno del pupo, impugno la penna e così, senza arifletterci più che tanto, ci buttai giù una lettera che la penna mi zompava fra le dita come una cigliuola o ciriola (come dice la plebbe).
A farla non fu gnente, ma non ci so dire la trepidazzione quando, senza dirci gnente a nessuno, la copiai in un bel foglio protocollo senza righe, col titolo con tutti svolazzi e me la messi in saccoccia.
Strada facendo me ti dicevo fra me e me, dice: Oronzo, qui non bisogna tremare; se titubbi ti pigliano per frescone.
Le mie simpatie erano per il Travaso, abbenchè il capodufficio dicesse che era giacobbino, e detto un fatto ti rivai a la porta de l'ufficio e siccome lì me ti mancò il fiato arimasi co le braccia a pendolone e feci finta di guardare il gioglielliere.
Finalmente feci animo, come sol dirsi, arisoluto e mi domandai: Ma dunque non sono omo?... Mi messi una mano su la coscenza, onde feci: Sì, sono omo! E allora perchè faccio il perverso pupo o pupazzo, come dice la plebbe?... Chi ci sarà laddentro?... un leone?... il sor Bonaventura?
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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Oronzo Travaso Bonaventura
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