... la bonamina della signora Giuditta?... No: vi sono dapertutto dei gentilommini come me e lei e il primo frescone che passa!... E allora, coraggio!... Detto un fatto ti piglio la scala a la rincorsa, e ti rivo a una porta che s'apre e c'era un uscere che mi fa: "Lei che vole?...".
Voglio il direttore!
ci arisposi dandomi un'aria san fasonne, ma però da lo sturbo che ci avevo ne la panza capivo che stavo per fare un gran passo.
Lui mi fa: "Passi puro in redazzione che ci sono tutti".
Dice il direttore: "Ma lei, scusi, chi è?". "Sono, ci feci io, un omo tutto d'un pezzo che adesso se sono aggitato vi passi sopra, ma il bene pubblico ce l'ho avuto sempre in pizzo a tutti i penzieri e quando vedo una boglieria bisogna areggermi se no sbotto, e Terresina tante volte mi dà i calci sotto al tavolino, per via del sor Filippo che è ben pensante, ma ci confermo che si nun trovo uno sfogo divento narchico. Lei dirà: E chi se ne stropiccia?... Io ci arispondo: E allora la fede inconcussa e quell'anima ideale che levati, col quale ti abbiamo inficozzato lo straniero e ti inalberassimo il vissilo della riscossa, indove li ficca?...
Io direi di ficcarli ne la libbera stampa, che appena vi è una boglieria ti si addrizza davanti come una vipera che ci hai acciaccato un piede, la quale ti impugna la penna e ziffe, ziffe, ziffe, ecco che ti trionfa la giustizzia!
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A mano a mano che parlavo me ci ero ariscaldato, e quando fenii mi fecero una mezza ovazzione, e ci fu uno che nell'abbracciarmi mi fece una ficozza al cappello, ma fu per amicizzia, e vollero puro sturarmi qualche cosa per fare legria.
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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna pagine 188 |
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Giuditta Terresina Filippo
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